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Michelangelo Merisi (1571-1610), detto il Caravaggio, fu geniale e scandaloso, vivendo e morendo nella disperata ricerca di un equilibrio inseguito e mai raggiunto, anche a causa di un carattere rissoso, con i pennelli in una mano e la spada nell'altra. Ospite fisso di bettole d'infimo ordine, frequentatore di prostitute e di amanti occasionali di ambo i sessi, fu parallelamente amato e protetto da nobili e ricchi committenti. La sua vita fu scandita dalla forzata permanenza nelle galere di varie città e dall'ospitalità offerta da autorevoli personaggi del potere laico e religioso, che oltre a commissionargli alcune delle sue opere più famose, gli offrirono protezione e in più occasioni lo sottrassero alle condanne più gravi, determinate dalla sua esuberanza, ma anche da un'innegabile propensione alla violenza. Questa è la biografia di un artista caratterizzato da tante ombre mai dissolte. Non così nelle sue tele, in cui il buio è sempre squarciato da raggi luminosi votati alla distruzione dell'oscurità che spesso ci travolge per trascinarci nel gorgo del mistero, dove la luce non ha spazio e la morte si adagia accanto alla vita, fino a soffocarla.